giovedì 26 febbraio 2015

Pronto soccorso senza dolore per i bambini

Foto di Sterilgutassistentin via Wikimedia Commons
Ogni anno in Italia si registrano oltre 5 milioni di accessi pediatrici al pronto soccorso. Il 60% dei bimbi portati in ospedale ha dolore, ma nel 96% dei casi al piccolo non viene somministrato nulla per alleviarlo in attesa di essere visitato e trattato. E parliamo di un'attesa media di 50 minuti.
Il Gruppo PIPER (Pain in Pediatric Emergency Room), che raccoglie professionisti di 29 strutture di pronto soccorso italiane, ha pubblicato una lista di raccomandazioni destinate a medici e infermieri che accolgono e trattano i bambini al pronto soccorso.
"È essenziale valutare il dolore pediatrico già in fase di triage, anche perché la sua entità può far cambiare il codice di accesso al Pronto Soccorso e rendere prioritaria la visita medica", osserva Andrea Messeri, responsabile del Servizio terapia del dolore e cure palliative dell'Ospedale Meyer di Firenze, uno degli autori delle raccomandazioni. "Alla misurazione deve poi seguire un adeguato trattamento, farmacologico e non, in primis la somministrazione di paracetamolo. Alleviare il dolore già in questa fase permette di spezzare quel circolo vizioso per cui la sofferenza non trattata alimenta stress e ansia, che a loro volta accrescono il malessere del bambino. Un adeguato controllo antalgico in attesa della visita medica rende più semplice anche l'esecuzione della visita stessa e delle procedure a cui sarà sottoposto il piccolo paziente".


lunedì 16 febbraio 2015

Contraccezione online: occhio alle bufale!

contraccezione online

contraccezione online di mammiferadigitale contenente Pottery Barn

Il coito interrotto non è un metodo contraccettivo sicuro e la coca cola non è spermicida. Le bufale sulla contraccezione abbondano in rete. A fidarsi indiscriminatamente si rischia una gravidanza indesiderata.
Secondo una ricerca condotta da GfK nel nostro Paese, il 22% delle donne di età compresa tra 20 e 30 anni si affida al web come fonte di informazioni per scegliere il metodo contraccettivo.
Per questa ragione, la Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia ha aperto il sito contraccezionesmart.sceglitu.it dove trovare informazioni attendibili sulle diverse modalità di contraccezione e scegliere liberamente, ma con cognizione di causa.

sabato 14 febbraio 2015

L'utero retroverso non è una malformazione

“Vorrei un bambino, ma ho l'utero retroverso. Riuscirò a concepire?”
È una delle domande che le aspiranti mamme postano più spesso nei forum dedicati alla fertilità. E non c'è da stupirsene, visto che avere l'utero retroverso o retroflesso è una condizione che riguarda il 20-30% delle donne. Condizione non nel senso di “condition”, cioè di malattia, ma nel senso di modo d'essere non patologico, di variante della normalità.
La maggior parte delle donne ha l'utero anteverso, cioè leggermente inclinato in avanti rispetto all'asse verticale, verso la vescica, oppure allineato al canale vaginale. Una percentuale minore lo ha inclinato all'indietro, verso la colonna vertebrale. In questi casi si parla di utero retroverso. Una variante ulteriore, ma quasi indistinguibile dalla retroversione, è la retroflessione, che consiste in una flessione dell'organo a formare un angolo maggiore di 90° rispetto all'asse della vagina.
La diagnosi, o meglio la constatazione di questa caratteristica anatomica, avviene di norma in occasione della prima visita ginecologica o ecografia pelvica transvaginale. Per una giovane donna che desidera in futuro avere figli, sentirsi dire “lei ha l'utero retroverso” può far paura, se il ginecologo non si premura di spiegare che questa condizione, se non è associata a endometriosi, aderenze o alla presenza di miomi, non ha conseguenze per la fertilità.
“Non interferisce con la capacità di concepire, con il corretto avvio e con l'avanzamento della gravidanza”, spiega Natalina Manci, ginecologa dell'Ospedale di Spoleto. "Non aumenta il rischio di interruzione spontanea di gravidanza o di presentazione podalica al momento del parto".
Che dire allora della messe di consigli che le aspiranti mamme preoccupate raccolgono in rete per correggere la posizione dell'utero: fisioterapia, esercizi di ginnastica mirati, posizioni da assumere durante o dopo l'atto sessuale per favorire la risalita degli spermatozoi? "Sono insensati", risponde la ginecologa.
Vero è che la retroversione può dare dei disturbi. "Può essere caratterizzata, in alcuni casi, da dolore pelvico esacerbato dalle mestruazioni o durante il rapporto sessuale, dovuto probabilmente a un eccessivo stiramento dei legamenti uterini posteriori o alla congestione dei vasi sanguigni, o ancora alla difficoltà del flusso mestruale di fuoriuscire a causa dell'angolazione eccessiva verso il retto", dice Manci. "In questi casi si fa maggior ricorso agli analgesici antinfiammatori come l'ibuprofene o il naproxene. L'opportunità di correggere chirurgicamente l'utero retroverso, benché possibile e un tempo praticato, è molto dibattuta e non è suffragata da evidenze. Si riserva a casi eccezionali, con tecnica mininvasiva laparoscopica".
Un'evenienza che può verificarsi nel primo trimestre di gravidanza in presenza di retroversoflessione è il blocco urinario. "L'utero, crescendo, rimane intrappolato nelle pelvi e spinge la vescica e l'uretra in avanti fino a bloccare la fuoriuscita dell'urina", spiega la ginecologa. "Per risolvere il problema è sufficiente una manipolazione pelvica che riposiziona correttamente l'utero, senza necessità di procedure invasive".

martedì 10 febbraio 2015

#buongiornoiosono...

L'esperienza della malattia, di una visita in ambulatorio o di un ricovero in ospedale sarebbero meno sgradevoli se il personale sanitario curasse un po' di più i rapporti umani con i pazienti, soprattutto quando si tratta di bambini. Basta poco: presentarsi, dire il proprio nome e il proprio ruolo.
Lo ricorda Slow Medicine con la sua campagna #buongiornoiosono...


#buongiornoiosono